EPIDEMIOLOGIA
La lombalgia è uno dei disturbi più frequenti nella società moderna: è la causa principale di assenza dal lavoro in gran parte del mondo ed è associata con con un enorme dispendio economico: dopo un iniziale episodio di lombalgia, il 44-78% della popolazione soffre di ricadute e il 26-37% deve astenersi dal lavoro.
Le migliori stime suggeriscono che la prevalenza di lombalgia cronica nella popolazione è del 23% circa.
CLASSIFICAZIONE
La lombalgia può essere di tipo cronico, se perdura da più di 3 mesi oppure acuta se i suoi sintomi scompaiano entro 6 settimane dalla loro prima manifestazione clinica.
Di fondamentale importanza per il clinico e per il paziente è stabilire di quale natura sia la lombalgia in esame: viene definita lombalgia “aspecifica” il dolore lombare che origina da disfunzioni a carico del sistema muscolo-scheletrico, mentre viene definita “specifica” quando il dolore lombare è dovuto ad altre patologie quali infezioni spinali, fratture vertebrali, sindrome della cauda equina, spondilite anchilosante, aneurisma.
La lombalgia specifica è chiaramente una patologia più seria che necessita di un intervento medico mirato e costituisce meno del 15% di tutti i casi di lombalgia studiati.
DIAGNOSI
La visita iniziale è di fondamentale importanza: la storia clinica dei sintomi e le loro modalità di manifestazione sono spesso i migliori indicatori per stabilire se la lombalgia sia di origine aspecifica. Se l’esame clinico esclude il sospetto di patologie più serie, esso non necessita di esami strumentali più approfonditi come radiografie, TAC, risonanze magnetiche poiché non sembrano comunque utili a stabilire con precisione se il dolore lombare sia dovuto alla compromissione di legamenti, muscoli, articolazioni o dischi vertebrali della regione spinale.
Alcuni studi hanno dimostrato come in soggetti asintomatici, quindi privi di dolore, vi sia la presenza di almeno una protrusione discale nel 27% degli individui: questo spiega perché anche esami sensibili come la risonanza magnetica, siano in realtà poco utili nello stabilire se i disturbi avvertiti dai pazienti, siano veramente dovuti alle anomalie discali rilevate, essendo quest’ultime presenti anche nella popolazione sana.
Inoltre è stato dimostrato come l’uso precoce di esami strumentali in soggetti affetti da lombalgia acuta entro 6 settimane dalla prima manifestazione clinica, non porti a un miglior risultato ed esponga i pazienti a radiazioni inutili e interventi chirurgici intutili.
EZIOLOGIA: COSA PROVOCA DOLORE?
Il dolore lombare aspecifico acuto può essere dovuto a diverse strutture: lesioni dei dischi vertebrali, stiramenti muscolari, stiramenti legamentosi o capsulari. Una volta avvenuta la lesione, vengono rilasciate delle sostanze chimiche in risposta al danneggiamento dei tessuti: queste sostanze stimolano le terminazioni nervose della regione spinale dando origine alla sensazione di dolore. Alcune di queste sostanze liberate sono mediatrici dell’infiammazione e causano la liberazione di ulteriori molecole che stimolano anch’esse le fibre nervose deputate alla trasmissione del dolore.
L’atteggiamento in”deviazione del tronco”, visibile ad occhio nudo, che spesso si verifica nei pazienti affetti da lombalgia acuta è dovuta semplicemente allo spasmo muscolare nella regione lesionata.
La lesione dei tessuti causa inoltre un inibizione o comunque una diminuzione del normale afflusso di sangue nella zona danneggiata e questo causa una minore ossigenazione e una maggiore difficoltà sia nello smaltire i mediatori chimici del dolore sia nell’apportare i nutrienti necessari alla guarigione.
Ci sono molte teorie sull’origine del dolore lombare aspecifico cronico: il meccanismo non è ancora conosciuto in tutti i suoi dettagli. Sostanzialmente a seguito di un primo episodio di lombalgia dovuto ad una lesione anatomica (uno stiramento, una distorsione o qualsiasi altra lesione a carico dell’apparato muscolo scheletrico della lesione spinale) le terminazioni nervose che portano la sensazione di dolore dalla zona lesionata al cervello diventano “sensibilizzate” ovvero ipereccitabili. Per tale motivo stimoli che in passato erano innocui (un movimento, un tocco ecc) diventano dolorosi: questo persevera anche dopo che la zona lesionata è completamente guarita.
TRATTAMENTO
Malgrado la struttura causante il problema resti sconosciuta, sono molte le strategie di intervento utili a gestire il dolore lombare.
Nei casi di dolore acuto, è importante che il paziente cerchi di mantenersi attivo e svolga nei limiti del possibile le proprie attività quotidiane: il movimento aiuta a migliorare l’afflusso ematico e a diminuire l’infiammazione.
La terapia manuale e l’esercizio terapeutico sono i 2 strumenti principali della fisioterapia nel trattamento del dolore lombare e maggiormente raccomandati dalla letteratura scientifica: ad essi con il consulto del medico si può associare una terapia farmacologica che in base alla severità del problema può essere costituita da antinfiammatori non steroidei, miorilassanti, narcotici. Una volta che il quadro clinico si è normalizzato è possibile assieme al fisioterapista individuare i possibili fattori di rischio (abitudini posturali, gesti sportivi o lavorativi errati ecc) e stabilire un programma di esercizi specifici per la prevenzione di ricadute.
BIBLIOGRAFIA
Airaksinen O et al., European Guidelines for the management of chronic non-specific low back pain, Eur Spine J. 2006 Mar;15 Suppl 2:S192-300.
Maureen C. Jensen et al., Magnetic Resonance Imaging of the Lumbar Spine in People without Back Pain, Engl J Med 1994
Shubha V. Srinivas et al., Application of “Less Is More” to Low Back Pain, Arch Intern Med. 2012